I Dodici Fratelli | Favole per Bambini

I Dodici Fratelli

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Tempo di lettura: 9 Minuti

C‘era una volta un re e una regina. che vivevano insieme in buona armonia e avevano dodici figli tutti maschi. Allora il re disse alla moglie:

— Se il tredicesimo figlio che tu metti al mondo è una femmina, i dodici maschi devono morire, perché ella abbia grandi ricchezze e il regno tocchi a lei sola —.

E ordinò dodici bare, già riempite di trucioli, e in ognuna c’era il guancialino funebre; le fece portare in una stanza chiusa a tutti, poi diede la chiave alla regina e le comandò di non dir nulla a nessuno.

Ma la madre passava l‘intero giorno in grande tristezza: e il fglio minore, che le era sempre accanto e che ella chiamava col nome biblico di Beniamino, le disse:

— Cara mamma, perché sei cosi triste?

— Amor mio. non posso dirtelo. — rispose la regina.

Ma egli non le diede requie. finché ella andò ad aprire la stanza e gli mostrò le dodici bare già riempite di trucioli. Poi disse:

— Mio carissimo Beniamino, queste bare le ha ordinate tuo padre, per te ei tuoi undici fratelli; perche’ se io do alla luce una femmina, voi dovete tutti essere uccisi e seppelliti qui —.

E cosi dicendo piangeva; ma il figlio la consolò e disse:

— Non piangere, cara mamma. ci trarremo d’impaccio e ce ne andremo —.

Ma ella disse:

— Va’ nel bosco con i tuoi undici fratelli. e uno stia sempre di guardia sull’albero più alto che troverete, e osservi la torre qui nel castello. Se nascerà un maschietto, isserò una bandiera bianca e voi potrete ritornare; se nascerà una femmina, isserò una bandiera rossa. e allora fuggite più in fretta che potete, e vi protegga il buon Dio. Ogni notte mi alzerò pregherò per voi, d’inverno che possiate scaldarvi accanto al fuoco, d‘estate che l’arsura non vi faccia languire.

Dopo aver ricevuto la sua benedizione, i figli andarono nel bosco. A turno facevan la guardia, stavano sulla quercia più alta e osservavano la torre. Dopo undici giorni il turno toccò a Beniamino ed egli vide che veniva esposta una bandiera: ma non era bianca, bensi rosso sangue e annunciava che dovevan tutti morire. Quando i fratelli lo seppero, s‘infuriarono e dissero:

— Grazie a una femmina, dovremmo morire! Giuriamo di vendicarci; quando troveremo una ragazza, scorrerà il suo sangue vermiglio.

Poi entrarono nella foresta, e proprio nel folto, dov’era piu buio, trovarono una minuscola casetta incantata, che era vuota. Allora dissero:

— Abiteremo qui; e tu, Beniamino, che sei il minore e il più debole, non uscirai e baderai alla casa, noi andremo a cercar da mangiare —.

Andavano nella foresta e uccidevano lepri, caprioli, uccelli e piccioncini e ogni animale buono da mangiare; li portavano a Beniamino che doveva cucinarli, perché potessero sfamarsi. Nella casetta vissero insieme dieci anni e il tempo non parve loro lungo.

Intanto la bimba, che la regina aveva partorito, era cresciuta, era buona di cuore e bella di viso e aveva una stella d’oro in fronte. Una volta, durante il bucato generale, vide dodici camicie da uomo e domandò a sua madre:

— Di chi sono queste dodici camicie? non son troppo piccole per il babbo? —

Allora la madre rispose col cuore grosso:

— Bimba cara, sono dei tuoi dodici fratelli —.

Disse la fanciulla:

— Dove sono i miei dodici fratelli? non ne ho mai sentito parlare —.

La madre rispose:

— Lo sa Iddio dove sono: errano per il mondo —.

Prese la fanciulla e le apri la stanza e le mostrò le dodici bare coi trucioli e i guancialini funebri.

— Queste bare, — disse,— erano destinate ai tuoi fratelli; ma essi sono fuggiti di nascosto prima che tu nascessi —.

E le raccontò quel ch’era accaduto. Allora la fanciulla disse:

— Cara mamma, non piangere; andrò a cercare i miei fratelli.

Prese le dodici camicie e andò e subito si addentrò nella gran foresta. Camminò tutto il giorno. e a sera giunse alla casetta incantata. Entrò e trovò un ragazzino, che le chiese:

— Donde vieni e dove vai? — e si meravigliò che fosse cosi bella, portasse abiti regali e avesse una stella in fronte.

Ed ella rispose:

— Sono una principessa, e cerco i miei dodici fratelli, e voglio andare fin dove il cielo è azzurro, pur di trovarli —. E gli mostrò le loro dodici camicie.

Allo-ra Beniamino s’avvide che era sua sorella e disse:

— Io sono Beniamino, il minore dei tuoi fratelli —.

Ed ella si mise a piangere di gioia, come Beniamino; e si baciarono e si abbracciarono con grande affetto. Poi egli disse:

— Cara sorella, c’è ancora un inciampo: avevamo stabilito che ogni ragazza che c’incontrasse dovesse morire, perché per una ragazza fummo costretti a lasciare il nostro regno —.

Allora ella disse:

— Morirò volentieri, se in tal modo posso liberare i miei dodici fratelli.

— No, — egli rispose, — tu non devi morire: nasconditi sotto questa tinozza fino all’arrivo degli undici fratelli; mi metterò certo d‘accordo con loro —.

La fanciulla obbedì; e quando scese la notte, gli altri tornarono dalla caccia e la cena era pronta. Sedettero a tavola e durante il pasto domandarono:

— Che c’è di nuovo? — Disse Beniamino: — Non sapete nulla?

— No, — risposero. Egli prosegui:

— Voi siete andati nella foresta e io son rimasto a casa, eppure ne so piu di voi.

— Racconta, dunque! — esclamarono gli altri. Rispose:

— Mi promettete anche che la prima fanciulla da voi incontrata non sarà uccisa?

— Si, – esclamarono tutti, — le faremo grazia; ma racconta! —

Allora egli disse:

— C’è qui nostra sorella —.

Sollevò la tinozza e ne usci la principessa in abiti regali, con la stella d’oro in fronte; ed era tanto bella, delicata e gentile. Tutti se ne rallegrarono, le saltarono al collo, la baciarono e l’amarono con tutto il cuore.

Ora ella rimaneva a casa con Beniamino e l’aiutava nei lavori domestici. Gli undici fratelli andavano nel bosco. prendevano selvaggina, caprioli, uccelli e piccioncini, per aver da mangiare; e la sorella e Beniamino pensavano a prepararli. Ella cercava la legna per cuocenre le erbe per la verdura e metteva le pentole sul fuoco, sicché la cena era sempre pronta quando gli undici tornavano a casa. Inoltre teneva in ordine la casetta e preparava i lettini con biancheria ben pulita, e i fratelli erano sempre contenti e vivevano con lei in grande arnnonia.

Per un po’ di tempo, i due che restavano a casa prepararono ottimi pasti; e quando eran tutti riuniti. sedevano, mangiavano, bevevano ed eran felici. Ma alla casetta incantata era annesso un minuscolo giardino. dov’eran cresciuti dodici gigli che si chiamano anche fiori di Sant’Antonio. Un giorno ella volle far piacere ai fratelli, colse i dodici fiori e pensava di regalarglieli a cena, uno per ciascuno. Ma appena colti i fiori, ecco i dodici fratelli trasformarsi in dodici corvi e volar via per la foresta; e casa e giardino erano spariti. Ora la povera fanciulla era sola nella foresta selvaggia; e quando si guardò intorno accanto a lei c’era una vecchia, che disse:

— Bimba mia. che hai fatto? Perché hai toccato i dodici fiori bianchi? Erano i tuoi fratelli. che ora son trasformati in corvi per sempre! —

La fanciulla disse piangendo:

— Non c’è nessun mezzo per liberarli?

— No, — disse la vecchia, — non ce n’è che uno in tutto il mondo, ma è cosi difficile che non li libererai: perché devi esser muta per sette anni, non devi parlare ne’ ridere e se dici una sola parola, e manca soltanto un’ora ai sette anni, tutto è vano e i tuoi fratelli saranno uccisi da quella tua sola parola.

E la fanciulla disse in cuor suo: « So di certo che libererò i miei fratelli »; andò a cercare un albero alto e ci si arrampicò; e lassù filava e non parlava né rideva. Ora avvenne che un re andò a caccia nella foresta; aveva un gran veltro che corse all’albero dov’era la fanciulla, e ci saltò intorno latrando e abbaiando verso la cima. Il re si avvicinò e vide la bella principessa con la stella d’oro in fronte, e fu cosi rapito dalla sua bellezza che le domandò se voleva diventar sua moglie. Ella non rispose, ma fece un lieve cenno col capo. Allora egli sali sull’albero, la portò giù, la mise sul suo cavallo e la condusse a casa. Le nozze furon celebrate con gran pompa e tripudio, ma la sposa non parlava e non rideva. Vissero insieme felici un paio d’anni; ma poi la madre del re, una donna cattiva, cominciò a calunniare la giovane regina, e disse al figlio:

— È una volgare accattona quella che ti sei portato in casa, chissà che tiri scellerati combina di nascosto. Se è muta e non può parlare, potrebbe almeno ridere; ma chi non ride, ha cattiva coscienza —.

Il re in principio non voleva crederci, ma la vecchia insistette tanto e la incolpò di tante brutte cose, che alla fine egli si lasciò persuadere e la condannò a morte.

Nel cortile fu acceso un gran fuoco in cui ella doveva esser bruciata; e il re stava alla finestra e guardava con gli occhi pieni di lacrime, perche’ l‘amava ancora tanto. E quando era già legata al palo, e rosse lingue di fuoco lambivan le sue vesti, ecco trascorso l’ultimo istante dei sette anni. Allora si udi nell’aria un frullar d’ali e giunsero in fila dodici corvi e calarono a terra: e quando toccarono il suolo, erano i suoi dodici fratelli, liberati da lei. Essi sconvolsero il rogo, spensero le fiamme, slegarono la loro cara sorella ela baciarono e l’abbracciarono. Ma ora che poteva schiuder le labbra e parlare, ella raccontò al re perché prima fosse muta e non ridesse mai. Il re apprese con gioia la sua innocenza e da allora vissero tutti insieme in buona armonia fino alla morte. La cattiva matrigna venne sottoposta a giudizio, fu messa in una botte piena d’olio bollente e di serpenti velenosi e mori di mala morte.

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